Riteniamo utile segnalare una serie di situazioni che stiamo seguendo sempre più frequentemente per conto dei nostri clienti. Le imprese italiane che vendono beni e servizi a clienti americani devono porre particolare attenzione agli eventuali obblighi e oneri fiscali cui potrebbero essere soggette negli USA, anche quando non hanno una società controllata, filiale o sede secondaria sul territorio degli Stati Uniti. Infatti, salvo i casi di pura esportazione di beni senza alcun ulteriore contatto con gli USA, è altamente probabile che vi siano situazioni tali da generare tali oneri e che eventuali distrazioni possono anche essere costose.    

Ci riferiamo, in particolare e a titolo esemplificativo, a casi in cui l’impresa deposita i propri beni in un magazzino negli Stati Uniti, eventualmente anche messo a disposizione da terzi, dispone di un agente o distributore americano, oppure insieme ai prodotti fornisce anche servizi di installazione, assistenza post vendita o riparazione tramite proprio personale negli USA. In questi casi, l’impresa potrebbe essere considerata "fare business negli USA" (engaged in a trade or business o in acronimo ETB) ed è quindi soggetta ad imposta negli USA sull’utile derivante dalla fornitura o dal contratto con il proprio cliente americano (effectively connected income o in acronimo ECI) in base alla normativa fiscale americana interna.

La convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Stati Uniti potrebbe esentare da imposta, ove non si disponga negli USA di una struttura organizzativa di natura tale da costituire una stabile organizzazione, ma tecnicamente al fine di fruire dell’esenzione occorre presentare comunque una dichiarazione dei redditi negli USA insieme ad un modulo con cui si invoca l’applicazione del trattato illustrandone le ragioni.

Nel caso in cui non si presenti la dichiarazione, secondo la suddetta procedura, e in un secondo tempo magari a seguito di un accertamento (che potrebbe partire anche da una verifica presso il proprio cliente americano) risulti che si disponeva invece di una stabile organizzazione, e che quindi l’esenzione del trattato non era applicabile, si viene tassati sull’importo lordo del corrispettivo ricevuto senza alcun diritto a deduzioni per spese e costi e con conseguente notevole aggravio di imposta.

Tali situazioni stanno diventando sempre più frequenti da quanto il fisco americano ha iniziato a verificare sistematicamente che le imprese americane che ricevono beni o servizi da soggetti esteri abbiano richiesto ed ottenuto l’apposito certificato (form W8-ECI) con cui l’impresa estera dichiara che provvederà per suo conto al pagamento di eventuali imposte dovute negli USA, in mancanza del quale esse sarebbero tenute a effettuare una ritenuta alla fonte del 30% sul corrispettivo dovuto.

L’impresa americana acquisito il certificato lo deposita presso l’ufficio imposte americano insieme alla sua dichiarazione dei redditi annuale, e di conseguenza il fisco americano è in grado di conoscere e monitorare le varie situazioni ed effettuare gli eventuali controlli. In caso di corretta gestione della situazione, eventuali imposte dovute e pagate negli USA sono accreditabili in Italia ad eliminazione della doppia imposizione.

Il nostro consiglio è di verificare se in relazione ai propri contratti in essere con clienti americani possano profilarsi situazioni del tipo di quelle descritte sopra e sia necessario o opportuno intervenire per assicurarsi la corretta gestione dei profili fiscali USA e di riflesso italiani ed evitare rischi o inutili aggravi di imposta.